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Al posto del miniclot. 14.11.2011

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Gentili orechietti di Pop. Network,

Radio pop è  in agitprop, faccio un’Oca’s digest.

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Da Nature

indagine del commissario Mario Livio su Edwin Hubble che avrebbe copiato la sua costante di espansione dell’universo su Georges Lemaître (non per rovinare il giallo, ma ha ritrovato la lettera di Lemaître del 1931). Se fossi un’insegnante la userei in classe.

- Eugenie Samuel Reich racconta come l’anti-vaccini David Lewis ha provato a difendere una piccola parte della buona fede del suo caro amico Andrew Wakefield: per dimostrare che la tri-vaccinazione causava l’autismo e promuovere i suoi tre vaccini separati, Wakefield non avrebbe truccato tutti i dati.  Come dire ho pugnalato mia moglie, Vostro Onore, ma la lama era pulita.

Moderata protesta per il Nobel non assegnato a Ruslan Medzhitov – ne avevo parlato sul Sole, in radio non mi ricordo.

Perché alla Junco occhiscuri (qui altre foto), che in italiano dovrebbe chiamarsi come quest’altra svergognata, conviene essere promiscua. Dal punto di vista della fitness e dell’evoluzione, s’intende. Credo che alla redazione sarebbe piaciuta.

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Da Science

Mike Hulme et al. sono contrari a usare l’APE – che sta per “Attribuzione probabilistica degli eventi” meteo estremi ai cambiamenti climatici e/o alla “sfortuna del maltempo” –  nei negoziati sul clima ed eventuali finanziamenti per mitigarne gli impatti. L’APE è solo agli inizi, scrivono, i margini d’incertezza difficilissimi da ridurre. Chi pretende che diventi determinante

colloca la modellizzazione del clima al cuore delle decisioni politiche sull’adattamento, questo a scapito sia della scienza che della policy. Politicizza ulteriormente le scienze del clima, scientizza l’adattamento e non contribuisce ad accelerare le decisioni.

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Il ragionamento è più lungo di così, ovviamente, e merita.

- a proposito di meteo, un modello per prevedere la gravità degli incendi in Amazzonia e altre foreste latinamericane in base alle temperature marine (superficie) di 3-5 mesi prima…  Interessante, ma aspetterei convalide.

-  sempre in tema di clima e modelli, la brava bella simpatica Nathalie Mahovald di Cornell, lead author del cap. 1 del vol. 1 del prossimo rapporto Ipcc, calcola alcuni feedback trascurati degli aerosol. Rovinano la salute della gente e dell’economia, tutti i paesi cercano di limitarli. Con meno schifezze in aria a fare ombra al pianeta, il riscaldamento globale si sentirà di più, ma di quanto? Oltre all’effetto radiativo diretto (impedire alla radiazione solare d’arrivare fin giù e in parte a impedire a quella riflessa di tornar su) e indiretto nel contribuire alla formazione delle nuvole,

gli aerosol di origine antropica hanno un ulteriore impatto più a lungo termine attraverso retroazioni biogeochimiche, in gran parte dovuti ai cambiamenti nella concentrazione atmosferica di CO2.

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Tenuto conto di come gli aerosol si depositano sul terreno e in mare, e di come reagisce la biosfera alla loro combinazione con maggiori livelli di CO2, Nathalie trova un effetto radiativo netto di -0,5 (+/- 0,4) watt/m2. Anche se fosse sol0 0,1 watt in meno, be’… non ci voleva.

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Mi son un po’ dilungata perché nella ricerca  sul clima ci sono un sacco di grandi signore e i maschilisti di Real Climate, Skeptical Science, Climalteranti ecc. non le citano  mai.

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Non un articolo scientifico

Il mito Jim “avanzo di galera” Hansen e due colleghi riflettono sugli eventi meteo estremi, più che altro negli Stati Uniti. I dati climatici indicano come il cambiamento in corso  abbia “truccato” il dado del caso; aumentano intensità e frequenza, ma anche l’estensione delle zone colpite .


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